“Imballaggi in plastica zero in discarica al 2020”: la proposta Legambiente e Corepla

Definire una strategia nazionale per garantire l’aumento della quantità e della qualità della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e la massimizzazione del loro riciclo, anche grazie all’implementazione di politiche di prevenzione. E’ la proposta di Legambiente e Corepla presentata e discussa in questi giorni a Roma con i principali soggetti istituzionali e operatori del settore nell’ambito del convegno Un cluster d’eccellenza nazionale: il riciclo della plastica, cui sono intervenuti tra gli altri Giorgio Quagliuolo (presidente Corepla), Vittorio Cogliati Dezza (presidente Legambiente), Giuseppe Marinello (presidente Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato della Repubblica), Ermete Realacci (presidente Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei deputati).

Valorizzare il recupero di materia per gli imballaggi in plastica, anche grazie agli acquisti verdi, massimizzarne la riciclabilità, azzerare il loro smaltimento in discarica entro il 2020, creare nuove occasioni d’occupazione, di ricerca e sviluppo. Gli obiettivi messi in evidenza nel corso della mattinata di lavoro sono stati illustrati anche alla luce dei numeri sull’andamento del riciclo della plastica raccolti da Corepla, un bilancio in crescita nonostante la crisi.

Nel 2014 sono, infatti, aumentati raccolta e riciclo, nonostante la diminuzione dell’immesso al consumo e l’andamento recessivo dell’economia italiana. I 7.306 Comuni attivi nel servizio di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica hanno fatto registrare un +8% rispetto al 2013, con oltre 830.000 tonnellate di imballaggi in plastica raccolte. Un primato notevole sia per il comparto che per i 7.306 Comuni che hanno avviato il servizio di raccolta, da attribuirsi soprattutto a due fattori: il decollo della raccolta in zone storicamente difficili come il Mezzogiorno e l’ulteriore aumento anche tra “i primi della classe” (ad esempio, il Veneto è passato da 20 a 21 kg circa per abitante). Il dato medio nazionale di raccolta pro capite è passato così da 12,9 a 13,9 kg annui per abitante. Nel 2014 sono stati 234 i milioni di euro riconosciuti dal Consorzio ai Comuni o ai loro operatori delegati, a copertura dei maggiori oneri sostenuti per l’effettuazione dei servizi di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica.

Sono 450.000 le tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica provenienti dalla raccolta differenziata riciclate nel 2014. A questa cifra vanno aggiunti i quantitativi di imballaggi in plastica riciclati da operatori industriali indipendenti provenienti dalle attività commerciali e industriali pari a 360.000 tonnellate, per un riciclo complessivo di circa 790.000 tonnellate. Una crescita per l’intero settore che vede coinvolte 300 imprese ed oltre 2.000 lavoratori. Sono stati recuperati anche quegli imballaggi che ancora faticano a trovare sbocchi industriali verso il riciclo meccanico e il mercato delle plastiche riciclate. Circa 349.000 tonnellate sono state utilizzate come materie prime energetiche al posto di combustibili fossili.

Lo slogan “Imballaggi in plastica zero in discarica al 2020” riassume l’obiettivo finale della proposta di Legambiente e Corepla, che può essere raggiunto solo grazie a una strategia attuata su più fronti.

  • Nel Paese dove l’interramento riguarda ancora il 37% dei rifiuti urbani (con punte in Sicilia del 93%, in Calabria del 71% e in Puglia del 76%) occorre penalizzare lo smaltimento in discarica con un aumento dei costi di conferimento. Questo può avvenire anche grazie ad una rimodulazione del tributo speciale definito dalla legge 549 del 28 dicembre 1995 (ecotassa) che deve trasformare l’attuale limite massimo di 25 euro per tonnellata in una soglia minima di 50 euro per tonnellata, con sconti progressivi per i Comuni in base al conseguimento delle percentuali di raccolta differenziata e riciclo.
  • Per massimizzare il recupero di materia occorre sviluppare il mercato del riciclo degli imballaggi in plastica derivanti dalla raccolta differenziata grazie a politiche di sostegno agli acquisti verdi presso le strutture pubbliche ma anche private. Tra le misure possibili si potrebbe pensare ad un sistema di IVA agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato; alla promozione degli acquisti verdi rendendo obbligatori i criteri ambientali minimi negli appalti per beni, servizi e opere.
  • Occorre sollecitare l’immissione sul mercato di imballaggi sempre più riciclabili e a costi più contenuti, utilizzando un criterio di premialità e penalità, anche attraverso l’innovazione tecnologica e la ricerca ma anche attraverso la differenziazione del contributo ambientale Conai in base alla maggiore/minore riciclabilità imballaggi immessi al consumo.
  • Per massimizzare il recupero e abbattere lo smaltimento in discarica servono nuovi modelli partecipativi e organizzativi istituzionali per aumentare l’informazione e la fiducia sul territorio: in questo senso andrebbe una nuova legge sulla partecipazione simile a quella francese del dibattito pubblico o quella in discussione al Senato sul rafforzamento del sistema dei controlli ambientali.
  • Le politiche di prevenzione rifiuti dovrebbero partire dall’entrata in vigore di un sistema di tariffazione puntuale che non sia penalizzante per le utenze domestiche o produttive virtuose, come previsto da un decreto che il ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto varare entro il giugno 2014 ma che in realtà non è mai stato approvato.