Marine litter nei mari italiani

Goletta Verde di Legambiente ha presentato i risultati dell’indagine sul marine litter: durante il quale sono stati monitorati 2600 km di navigazione con 205 ore di osservazione tra l’estate 2014 e 2015 utilizzando il protocollo scientifico di ISPRA. Sono stati 2597 i rifiuti galleggianti avvistati provenienti da attività umane, il 95% è plastica soprattutto teli (39%) e buste di plastica, intere e frammentante (17%), concentrate soprattutto nel Mar Adriatico (dove se ne contano 5 ogni kmq). Seguono cassette di polistirolo e frammenti (7%). Il mare più denso di rifiuti galleggianti è il Tirreno centrale con 51 rifiuti/kmq, seguito dal mar Adriatico meridionale con 34 e Ionio con 33. Grazie ad un protocollo d’intesa tra Ispra e Legambiente, è stato condotto, nell’estate 2015, anche il primo studio preliminare sulla presenza di microplastiche negli arcipelaghi italiani: sei le isole campionate. Il picco massimo è stato registrato a largo dell’isola di Ischia, dove sono state rilevate 528 microparticelle di plastica per 1000 metri cubi di acqua.

Tutti i rifiuti che entrano a contatto con l’ecosistema marino e costiero sono il risultato di attività umane e, nella maggior parte dei casi hanno un’origine terrestre. È molto difficile, però, definire a quali attività fossero legati i rifiuti marini prima di divenire tali. Appartengono a due categorie: i rifiuti urbani mal gestiti (scorretta gestione dei rifiuti a monte, insufficienza depurativa, abbandono consapevole. In questa categoria sono state conteggiate bottiglie per bevande, packaging, rifiuti derivanti da mancata depurazione) e i rifiuti provenienti da attività produttive e industriali (In questa categoria sono conteggiati i rifiuti correlati al settore pesca, imballaggi industriali, teli, fusti, taniche). Ne risulta che il 54% dei rifiuti ha un’origine legata alla scorretta gestione dei rifiuti a monte ma anche la percentuale legata a rifiuti da attività produttive e industriali non è bassa, attestandosi al 32%.

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