Top Utility: più forti i settori ambiente e acqua

A pochi giorni dalla presentazione in Consiglio dei Ministri dei decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione, il settore dei servizi di pubblica utilità evidenzia un quadro della situazione in evoluzione che mostra una crescita nei risultati economici finanziari e una tenuta degli investimenti nonostante il calo del fatturato dovuto al crollo dei prezzi e della domanda di energia. È quanto emerge dalla quarta edizione del rapporto Top Utility Analysis che ha preso in esame le maggiori 100 utility pubbliche e private italiane attive nei settori gas, luce, acqua e rifiuti.

La migliore azienda in assoluto è Marche Multiservizi, (in finale con Acque, Hera, Publiacque e Smat). Le valutazioni hanno portato, come è tradizione, ad assegnare altri riconoscimenti oltre alla graduatoria assoluta: prima per sostenibilità è la lombarda CAP Holding (finalista con A2A, Acea, Aimag, Edison); prima per comunicazione è la fiorentina Quadrifoglio (con A2A, Contarina, Hera, Iren); prima per il premio RSE ricerca e innovazione è Acea di Roma (con Cap Holding, Edison, Hera, Iren); prima nella sezione Wartsila efficienza energetica è Enel (con A2A, Acea, Acque, Marche Multiservizi); infine il premio Idrotherm 2000 Formazione e risorse umane è stato assegnato a Hera di Bologna (con Cap Holding, Acque, Acque del Chiampo, Publiacque).

Il settore dei pubblici servizi continua a svolgere un ruolo rilevante per l’economia italiana. Il volume d’affari delle prime 100 utility italiane, pubbliche e private, si attesta nel 2014 a 120 miliardi di euro, contribuendo per il 7,4% del PIL italiano e dando lavoro a oltre 131.000 addetti. Rappresentano, nel complesso, il 56% dell’energia elettrica generata in Italia (AEEGSI), il 35% dei rifiuti urbani raccolti (ISPRA) e il 63% dell’acqua distribuita (ISTAT). In attesa dei nuovi processi di aggregazione, si registra una presenza ancora prevalente di piccole e medie imprese, seppur in calo rispetto al 2013 (-3%). La metà ha, infatti, un fatturato inferiore a 100 milioni di euro. L’82% rimane sotto i 500 milioni di ricavi, mentre soltanto 18 operatori superano questa soglia.

Dallo studio emerge che i settori idrico e ambientale crescono rispetto agli energetici (gas ed elettricità) mentre le imprese che si occupano esclusivamente della gestione rifiuti e dell’acqua sono cresciute rispettivamente del 7,6% e 6,8%, per le multiutility e le aziende del comparto energetico, maggiormente esposte alle fluttuazioni dei prezzi di mercato, il calo è stato superiore: -9,8%. Le aziende di waste management nel 2014 hanno segnato un significativo aumento del ROI (8,8% vs. 6,7% dell’anno precedente) e del ROE (5,7% vs. 4,7%).

Tutte le principali utility italiane hanno realizzato importanti progetti di ricerca, spesso in collaborazione con le università. Un’area che ha accomunato le attività di ricerca & sviluppo delle utility in tutti i comparti analizzati è il risparmio e il recupero energetico dai processi. Nel settore elettrico, la ricerca e l’innovazione hanno riguardato lo sviluppo delle smart grid, della generazione distribuita e dei sistemi di accumulo. Nella gestione rifiuti si è puntato all’incremento dei livelli di raccolta e recupero di quelle frazioni di rifiuti che non riescono ad essere pienamente intercettate dai sistemi tradizionali. Nel settore idrico la ricerca si è concentrata, tra gli altri, sulla potabilizzazione dell’acqua e sui sistemi di monitoraggio degli inquinanti.

Cresce la consapevolezza sui temi ambientali e sociali delle utility: il 33% delle aziende pubblica il bilancio di sostenibilità e l’82% di queste lo fa seguendo le linee guida del GRI. In aumento anche le certificazioni di qualità, tra le quali crescono soprattutto l’ISO 18001 e la SA 8000 (+3%). L’attenzione alla Corporate Social Responsibility (CSR) traspare anche dall’alta diffusione del codice etico, adottato dall’89% delle Top 100. Migliorano le performance in materia di economia circolare con la raccolta differenziata cresciuta del 6% rispetto al 2013 e con il 27% dei player che supera il 65%. Le aziende idriche nelle Top 100 presentano perdite medie inferiori al dato nazionale (34% contro il 36%), anche se il settore nel suo complesso evidenzia ancora la necessità di ingenti investimenti, soprattutto nella fase di depurazione e collettamento.

Per maggiori informazioni: www.toputility.it

Fonte: Ufficio stampa Top Utility