Un mare di plastica. Dalle isole di rifiuti alla minaccia invisibile delle microplastiche

A Terra Madre Salone del Gusto, nell’area #foodforchange dedicata a Slow Fish, si è parlato di mari e di plastiche con il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, la direttrice della Sezione di Ricerca Oceanografica dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste, Paola Del Negro, e Silvio Greco, presidente del comitato scientifico di Slow Fish e autore insieme a Raffaella Bullo di Un’onda di plastica (Manifestolibri).

Alcune ricerche hanno stimato il peso dell’inquinamento plastico globale: comprende il 75% di macroplastica, l’11% di mesoplastica e il 14% di microplastiche. «Non parliamo allora di plastica, ma piuttosto di plastiche: non c’è una plastica sola» suggerisce Greco. Che ricorda: «Noi a oggi ricicliamo bene solo il polietilene e nei casi in cui le molecole sono mischiate spesso non sappiamo come fare: questo è un problema dentro il problema».

I dati suggeriscono che un minimo di 233.400 tonnellate di oggetti di plastica più grandi siano alla deriva negli oceani rispetto a 35.540 tonnellate di microplastiche. Negli ultimi decenni si è osservata una diminuzione delle dimensioni medie dei rifiuti di plastica, così come una distribuzione globale delle microplastiche in costante aumento. In Italia ogni anno vengono individuate tra 40 e 50mila le tonnellate di rifiuti plastici marini. Secondo l’indagine Plastic free sea promossa dalla Goletta Verde di Legambiente, il 95% dei rifiuti galleggianti nel mar Tirreno è composto da plastica, per il 41% buste e frammenti.

Nel Mediterraneo, stando alle stime del Cnr, galleggiano 1,25 milioni di tonnellate di microplastiche e soltanto nel tratto di mare tra la Toscana e la Corsica ne è stata rilevata la presenza in quantità di 10 kg per km2.
La buona notizia è che il nostro Paese è uno dei più avanzati per quanto riguarda la lotta all’usa e getta e il recupero delle plastiche. Mentre negli Usa si ricicla appena il 10% delle plastiche e nell’Unione Europea il 30%, l’Italia fa decisamente meglio della media continentale arrivando al 45% di riciclo.

Dal 1 gennaio 2019, inoltre, entrerà in vigore la legge che consente di commercializzare soltanto bastoncini per le orecchie biodegradabili, oggetti che oggi costituiscono il 7,8 % della spazzatura nei mari. A partire dal 2020, invece, sarà vietata la vendita di cosmetici da risciacquo e detergenti contenenti microplastiche.
Il nostro Paese si colloca all’avanguardia anche sul piano normativo: siamo stati infatti il primo Stato europeo a mettere al bando gli shopper di plastica, i cotton fioc non biodegradabili e le microplastiche nei cosmetici.

«L’Unione Europea – continua il presidente di Slow Fish – ha iniziato un lavoro per arrivare all’eliminazione del monouso, ma c’è una possibile difficoltà: l’Ue infatti si limita alle raccomandazioni, che i singoli Stati dovrebbero recepire elaborando appositi progetti di legge. Una dichiarazione molto forte in questo senso è venuta dall’attuale ministro dell’Ambiente, il generale Sergio Costa, il quale ha assicurato che l’Italia si doterà a brevissimo di una legge di questo tipo: come Slow Food ci associamo a questo intento e vigileremo perché trovi seguito».