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GESTIONE PETROLIO E RINNOVABILI carbonio. Il presidente Xi Jinping annuncia sul mento in atto nel mix energetico del Paese si una rapida espansione del benessere e delle South China Morning Post del 7 Febbraio di basa su una minore dipendenza da carbone, attività dei servizi”. Per raggiungere gli obietti- puntare ad abbassare il picco delle emissioni lignite e petrolio e sull’aumento del consumo vi programmati, il “continente” ha bisogno di di anidride carbonica prima del 2030, con un di energia pulita, cui seguirà il riequilibrio creare ex novo entro il 2030 da 800 a 1.000 GW ricorso al nucleare, ma, soprattutto, con una economico della nazione con un marcato di capacità di produzione di energia elettrica crescita impressionante delle rinnovabili. E rallentamento della crescita delle industrie con zero emissioni. Il dettaglio presentato mette aggiunge, signifcativamente, che “il cambia- manifatturiere ad alta intensità energetica e all’ultimo posto il ricorso al nucleare: 275 GW di capacità eolica, 385 GW di capacità solare e 120 GW di capacità idroelettrica, contro 85 GW di capacità nucleare. Suscettibili oltretutto di contenimento, per le riserve che si manifesta- no dopo l’incidente di Fukushima. L’esplosione degli impianti rinnovabili sulla scala macro del territorio cinese comporterà una drastica caduta del prezzo del kwh prodotto da pale, pannelli, digestori etc., con tecnologie di facile esportazio- ne e adattamento anche nei paesi poveri. 40 Conclusioni La vita moderna si basa sull’uso onnipresente di combustibili fossili, tutti con rilevanti svantag- igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2015 gi non solo per gli effetti climatici. Il carbone, il più economico e più abbondante, è stata ed è la fonte più sporca, che contribuisce massic- ciamente all’inquinamento, non solo termico. Le forniture di petrolio sono vulnerabili agli shock geopolitici e a collusioni sui prezzi da parte dei produttori. Il gas naturale ha biso- gno di lunghissime e vulnerabili pipeline, che limitano l’autonomia energetica e marcano le dipendenze da giacimenti fuori controllo, come nel caso dell’Europa dalla Russia. L’energia nu- cleare è affitta da esposizioni fnanziarie e da complicazioni politiche, intensifcate dagli al- larmi dell’opinione pubblica dopo gli incidenti di Chernobyl e Fukushima. In questo scenario, l’impressione che l’enfa- tizzazione del calo temporaneo del prezzo del petrolio, che, come visto, non impatta realmente sulla ‘green economy’, faccia parte della volontà di dilazionare i tempi del cambiamento, non è solo giustifcata, ma va analizzata in tutte le sue implicazioni; in particolare per quanto riguarda il modello sociale e economico che si vorrebbe procrastinare. Non si deve sottovalutare quan- to il rilancio oggi del petrolio, a pochi mesi da un decisivo vertice sul clima, sia un elemento diabolicamente razionale e sapientemente ricat- tatorio, che le corporation e i grandi produttori dell’energia hanno messo in campo in una crisi economica per cui il liberismo non ammette alternative.
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