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rifiuti sanitari Ciascuna di queste categorie richiede particolari modalità di gestione e trattamento a partire dalla produzione fno allo smaltimento. Gestione dei rifuti La gestione dei rifuti può essere vista come un processo suddiviso in fasi: •classifcazione del rifuto e attribuzione del codice CER; •separazione e raccolta nel luogo di pro- duzione del rifuto; •movimentazione interna e conferimen- to al deposito temporaneo; •registrazioni e adempimenti ammini- strativi; •trasporto esterno; •smaltimento o recupero. 43 Più schematicamente la gestione dei rifuti può essere rappresentata come un processo ciclico Classifcazione D.Lgs 152/2006 e DPR 254/2003 igiene urbana che parte dalla formazione del rifuto e si conclu- igiene urbana luglio-settembre 2012 de con la fase fnale di smaltimento o recupero: nuova classifcazione dei rifuti ma è utilizzata •smaltimento effettuato in condizioni di Il primo passo da intraprendere per una cor- per raggruppare rifuti che presentano una ge- sicurezza; retta gestione dei rifuti, cardine principale del stione simile in quanto presentano rischi analo- •Riciclo, Reimpiego e Riutilizzo o ogni altra sistema, risiede nella corretta classificazione ghi. Individuata la categoria di appartenenza del azione intesa ad ottenere materie prime se- degli stessi e quindi nella corretta attribuzione rifuto e quindi attribuito il corretto codice CER, condarie, nonché all’uso dei rifuti come dei codici CER (Codice Europeo Rifuti – nu- e assegnata quindi quella che deve essere la sua fonte di energia. mero in tre gruppi di due cifre, in cui il primo destinazione fnale, recupero o smaltimento, si ne identifca la categoria o l’attività che genera procede alle successive fasi di raccolta e traspor- Queste priorità nella realtà si concretizzano per il rifuto, il secondo il processo produttivo che to del rifuto prodotto sempre nel rispetto della quanto riguarda la PRODUZIONE nel minimizza- genera i rifuti, il terzo gruppo identifca il sin- normativa. Per una corretta gestione dei rifuti re la quantità e la pericolosità per ogni tipologia, golo rifuto). L’attribuzione del codice CER e la le priorità da seguire sono quindi: per quanto riguarda la RACCOLTA nel differenzia- classifcazione del rifuto spettano al produttore •prevenzione e riduzione, in termini di pro- re e separare i contenitori rispettando le zone di del rifuto, e quindi parlando di rifuti sanitari, duzione e di pericolosità; raccolta e i percorsi idonei, per quanto riguarda alla struttura sanitaria stessa. La corretta classif- cazione del rifuto è fondamentale ai fni dell’in- dividuazione del percorso del rifuto stesso e quindi della sua destinazione fnale: recupero o smaltimento. Il D.lgs 152/2006 classifca i rifuti secondo l’origine, in speciali e urbani e secondo le caratteristiche di pericolosità, in pericolosi e non pericolosi. Come specifcato nell’art. 184 c. 3 lett. h), i rifuti originati dalla produzione di beni e servizi, comprese le attività sanitarie, sono classifcati per defnizione come speciali. Il DPR 254/2003, art. 1 c. 5, distingue i rifuti sanitari in cinque tipologie: non pericolosi, assimilati agli urbani, pericolosi non a rischio infettivo, pericolosi a rischio infettivo, che ri- chiedono particolari modalità di smaltimento. La distinzione in tipologie non introduce une
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